Etna, nuovi crolli dopo la grande esplosione: come cambierà la forma e l’altezza del vulcano più alto d’Europa?

L’Etna sta cambiando, e probabilmente nel corso dei prossimi anni il vulcano cambierà ancora volto, aprendo verso nuovi scenari che avranno queste implicazioni per il territorio.

Etna
L'Etna durante uno dei suoi tanti eventi parossistici registrati in questi ultimi anni sul vulcano.

La colata piroclastica che lunedì 2 giugno ha interessato il fianco orientale dell’Etna ha sorpreso un po’ tutti. Questo episodio, descritto come uno “scenario d’apocalisse” da alcuni escursionisti che si trovavano lì vicino, ha sollevato interrogativi sul futuro morfologico del vulcano, sulle sue implicazioni per il territorio circostante e sull’escursionismo, una delle attività più amate nella regione.

Anche perché una cosa è ormai certa. L’Etna sta cambiando, e probabilmente nel corso dei prossimi anni cambierà ancora, aprendo verso nuovi scenari.

L’esplosione e il crollo del cratere di Sud-Est

Nella tarda serata del 1° giugno 2025, l’Etna ha manifestato un’attività vulcanica intensa, culminata il giorno successivo in un flusso piroclastico probabilmente causato dal collasso del fianco settentrionale del cratere di Sud-Est.

Secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) – Osservatorio Etneo, l’evento ha generato una nube eruttiva che ha superato i 5.000 metri di altezza, accompagnata da fontane di lava, cenere e boati.

L’attività esplosiva, più marcata rispetto a quella effusiva, ha portato al crollo di una porzione del cono sommitale, modificando la morfologia della vetta.

I vulcani come l’Etna, infatti, si trasformano costantemente, le eruzioni aggiungono materiali, mentre i crolli e le frane possono ridurne l’altezza. Ad esempio, nel 2021 il cratere di Sud-Est aveva superato il cratere di Nord-Est, raggiungendo i 3.357 metri, ma i recenti eventi del 2024 e 2025 hanno spostato il primato alla Voragine.

Come cambia la forma e altezza

L’Etna è uno stratovulcano complesso, caratterizzato da un’alternanza di eruzioni effusive (colate laviche) ed esplosive (fontane di lava, nubi piroclastiche). Ogni evento eruttivo contribuisce a modificare la sua morfologia.

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La forma dell’Etna cambia anche a causa della formazione di nuovi coni di scorie e dell’apertura di bocche eruttive lungo i fianchi.

Il crollo del 2 giugno 2025 ha interessato il cratere di Sud-Est, uno dei quattro crateri sommitali attivi (insieme a Voragine, Bocca Nuova e Cratere di Nord-Est), che negli ultimi decenni è stato il più attivo.

Il collasso ha probabilmente ridotto l’altezza del cono del Sud-Est, ma l’accumulo di nuovi materiali piroclastici e lave potrebbe compensare questa perdita nei futuri episodi eruttivi.

Secondo l’INGV, l’altezza dell’Etna è in continua evoluzione. Negli ultimi 50 anni, il vulcano ha subito numerosi cambiamenti. Nel 1980-1981 il cratere di Nord-Est raggiunse i 3.350 metri, ma i crolli successivi lo abbassarono a 3.326 metri nel 2018.

La forma dell’Etna cambia anche a causa della formazione di nuovi coni di scorie e dell’apertura di bocche eruttive lungo i fianchi. Ad esempio, l’eruzione del 1669 generò i Monti Rossi, due coni gemelli che modificarono il paesaggio sud-orientale del vulcano.

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L’attività eruttiva dell’Etna ha sempre avuto un impatto significativo sul territorio circostante, sia in termini positivi che negativi. Da un lato, le ceneri vulcaniche arricchiscono i suoli, favorendo la coltivazione di prodotti come le arance rosse, l’ulivo e la vite. Dall’altro, le colate laviche e le nubi piroclastiche possono causare danni ingenti.

Eventi simili potrebbero verificarsi in futuro, con la creazione di nuovi coni o l’ampliamento della Valle del Bove, una grande depressione sul versante orientale, dove si incanalano gran parte dei flussi lavici.

Conseguenze per il territorio

L’attività eruttiva dell’Etna ha sempre avuto un impatto significativo sul territorio circostante, sia in termini positivi che negativi. Da un lato, le ceneri vulcaniche arricchiscono i suoli, favorendo la coltivazione di prodotti come le arance rosse, l’ulivo e la vite. Dall’altro, le colate laviche e le nubi piroclastiche possono causare danni ingenti.

Il flusso piroclastico del 2 giugno 2025, secondo alcune fonti, ha distrutto boschi storici, alterando il paesaggio naturale. Le eruzioni laterali, che si verificano lungo i fianchi del vulcano, rappresentano il pericolo maggiore per le comunità locali.

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Le eruzioni laterali, che si verificano lungo i fianchi del vulcano, rappresentano il pericolo maggiore per le comunità locali.

Sebbene l’Etna sia considerato relativamente sicuro grazie al monitoraggio continuo dell’INGV, che consente di prevedere le eruzioni con buon anticipo, le colate laviche possono distruggere infrastrutture e colture.

Ad esempio, l’eruzione del 1669 devastò Catania, raggiungendo il mare e modificando la linea costiera. Più recentemente, l’eruzione del 2018 causò un terremoto di magnitudo 4.9, con danni a edifici e infrastrutture.

Fortunatamente, grazie alla sua immensa struttura, l’Etna per il momento non rappresenterà un pericolo immediato per i tanti centri abitati ubicati lungo le sue pendici, dato che le colate laviche vanno ad esaurirsi lungo l’area sommitale. Almeno fino alla prossima eruzione laterale.