La colata di fango di Sidoarjo (comunemente nota in indonesiano come Lumpur Lapindo, dove lumpur è la parola indonesiana per fango) è il risultato della grande eruzione di un vulcano di fango che iniziò 19 anni fa nella regione di Sidoarjo, Giava orientale, in Indonesia.
Questo impressionante fenomeno geologico si attivò improvvisamente nel maggio 2006, sconvolgendo la vita di migliaia di persone e cancellando interi villaggi nella zona di Porong, nella reggenza di Sidoarjo.
Il 29 maggio 2006, nel giro di poche ore, acqua calda, vapore, gas e fango iniziarono a fuoriuscire dal terreno nei pressi di un pozzo di perforazione per l’estrazione di gas naturale, gestito dalla società Lapindo Brantas.
Nei primi giorni, la fuoriuscita di fango raggiunse picchi impressionanti: fino a 180.000 metri cubi al giorno. L'eruzione di fango è andata avanti per anni, causando nuove inondazioni e gravi danni.
La regione di Giava orientale dove è avvenuto il disastro è geologicamente complessa. Il vulcano di fango che ha causato tanta devastazione nel 2006 si trova in una zona di bacini sedimentari con elevato potenziale geotermico e idrocarburico, sede di molte concessioni petrolifere e gassifere.
L’ipotesi più accreditata a livello internazionale, avallata da numerosi studi, è che l’attività di perforazione del pozzo Banjar-Panji 1 abbia causato un blowout sotterraneo per mancanza di rivestimento protettivo nella parte più profonda del pozzo. La sovrappressione avrebbe attivato fratture nel sottosuolo, provocando la risalita del fango ed innescando la storica eruzione.
On this day in 2006, the 'Lusi' Mud Volcano was born. This was the start of the worst mud volcano disaster in history. A truly unique tragedy.
— Mark Tingay (@CriticalStress_) May 29, 2019
Lusi is today's #MudVolcanoOfTheDay & the third thread in the #MuddyMay 'Mud Volcano Disasters' series.
Video courtesy of @Greenpeace pic.twitter.com/GhqhuHOHoL
Ci sono poi altre ipotesi, sostenute ad esempio dall'impresa petrolifera accusata del disastro, come l'attivazione sismica, e quindi un'eruzione innescata da un terremoto di magnitudo 6.3 avvenuto due giorni prima nella zona di Yogyakarta, a oltre 250 km di distanza. Tuttavia, secondo geologi indipendenti, l’intensità sismica registrata a Sidoarjo fu troppo bassa per innescare una frattura di tali dimensioni.
Una terza ipotesi chiama in causa il riscaldamento da parte di un sistema magmatico legato al vicino complesso vulcanico Arjuno-Welirang. Il fango, che fuoriesce a circa 60 °C, suggerisce il possibile contributo di un gradiente geotermico anomalo.
L’eruzione del maggio 2006 ebbe conseguenze devastanti per la popolazione locale. Interi villaggi vennero sepolti sotto metri di fango, oltre 60.000 persone furono costrette ad abbandonare le proprie case.
La zona è stata circondata da dighe artificiali nel tentativo di contenere il fenomeno, ma nuove fuoriuscite di fango restano possibili e l’area rimane soggetta a monitoraggio continuo.
Questo disastro ha avuto anche forti ripercussioni legali e politiche. La società Lapindo Brantas ha inizialmente negato ogni responsabilità, attribuendo l’evento al terremoto di Yogyakarta. Tuttavia, numerosi studi indipendenti e indagini giudiziarie in Indonesia hanno attribuito l’evento a negligenze nelle operazioni di perforazione.
Nel 2008, una commissione scientifica internazionale ha confermato l’origine antropica del disastro. Lapindo è stata condannata al risarcimento delle famiglie colpite, ma il processo di indennizzo è stato lungo e controverso.
A distanza di 19 anni dall’inizio dell’eruzione, il vulcano di fango di Sidoarjo continua a essere uno dei più studiati al mondo. Il sito rappresenta un laboratorio naturale unico per comprendere i meccanismi del vulcanismo sedimentario e le interazioni tra attività umana e geosistemi profondi.
Il suo comportamento, ancora oggi non del tutto prevedibile, rende fondamentale il monitoraggio geologico e la riflessione sulle responsabilità ambientali nel settore estrattivo.