Giove e la sua moltitudine di satelliti naturali, ognuno che caratteristiche estremamente peculiari, da sempre attraggono l’interesse di numerosi scienziati. Vengono quindi osservati con estrema attenzione da decenni e sempre più missioni spaziali hanno come obiettivo proprio lo studio e l’osservazione di questi corpi celesti.
Stavolta la novità arriva da Io, il terzo satellite di Giove per diametro, che di recente è stato osservato meticolosamente dalla sonda Juno della NASA.
Io è il più interno dei quattro satelliti medicei, i maggiori satelliti di Giove, ovvero quei satelliti scoperti da Galileo Galilei nel 1610 e chiaramente visibili dalla Terra con l’ausilio di un semplice binocolo o di un piccolo telescopio.
La missione Juno ha avuto il suo lancio il 5 agosto 2011 dalla Cape Canaveral Air Force Station, in Florida, e ha raggiunto la sua destinazione, ovvero l’orbita di Giove, il 5 luglio del 2016. Teoricamente la missione avrebbe dovuto essere già terminata, ma nel 2021, grazie agli ottimi risultati ottenuti, è stata estesa fino alla fine del 2025, e meno male.
Sì perché tra la fine dello scorso anno e l’inizio di quest’anno la sonda ha catturato delle inedite immagini ravvicinate di Io in cui abbiamo potuto notare numerose ed importanti differenze rispetto a quelle ottenute dalla sonda Galileo.
La sonda Galileo aveva osservato Io circa 25 anni fa, nel 1997, le immagini erano in bianco e nero ma con una discreta risoluzione che rendeva possibile il riconoscimento delle varie strutture geologiche sul satellite.
Confrontando quindi le immagini di Galileo con quelle di Juno è saltato agli occhi ai ricercatori la presenza di un nuovo enorme vulcano con colate laviche che coprono un’area di 180 km di diametro.
Io è il luogo geologicamente più attivo del Sistema Solare ma la rapidità con cui, dal nulla, si è sviluppato un vulcano così imponente è davvero sconvolgente. Questa incredibile attività geologica deve la sua origine da Giove, infatti è il risultato del riscaldamento mareale dovuto all’attrito causato all’interno del satellite dal grande Giove.
Le inedite immagini sono state presentate proprio pochi giorni fa all’EuroPlanet Science Congress (EPSC) di Berlino e oltre a mostrare i depositi vulcani legati a questo nuovo vulcano, essendo immagini a colori, ci permettono di osservare anche una macchia rossa diffusa dovuta allo zolfo che è stato espulso dal vulcano nello spazio e poi ricaduto sulla superficie della luna.
Queste immagini sono state raccolte dalla JunoCam (JCM), una telecamera/telescopio che opera nello spettro del visibile, ed in particolare quelle con la risoluzione migliore, con una scala di 1,7 km per pixel, sono state ottenute il 3 febbraio del 2024 da una distanza di appena 2.530 chilometri.
La JunoCam, nel corso di uno dei 3 sorvoli effettuati dalla sonda Juno tra il 2023 e il 2024, è stata in grado di acquisire circa 20 immagini a colori grazie alla sola illuminazione proveniente da Giove, infatti le immagini sono state scattate sul lato notturno di Io.