Nel mese di marzo, nel Mare delle Eolie, il team dell’associazione “Filicudiconservation”, mentre esplorava le acque cristalline delle Isole ha avuto un rarissimo incontro con un pesce molto raro da osservare in superficie. «È stato un incontro davvero raro», racconta con emozione Monica Blasi, biologa romana e apionata studiosa del mare.
"Grazie a una straordinaria concentrazione di macro-plancton, spinto verso la costa dalle vigorose correnti di scirocco, abbiamo avuto la fortuna di avvistare un pesce nastro, un Trachipterus lungo circa 10 centimetri, che nuotava insolitamente vicino alla superficie".
Questo abitante delle profondità marine è una creatura tanto sfuggente quanto affascinante. Capace di raggiungere dimensioni impressionanti, fino a tre metri di lunghezza, il pesce nastro trascorre la maggior parte della sua vita lontano dagli sguardi umani, tra i fondali oscuri e silenziosi.
I suoi esemplari più giovani, come quello osservato nelle Eolie, si distinguono per i lunghi raggi filamentosi che si dipartono dal corpo, simili ai tentacoli di una medusa, donandogli un aspetto quasi ultraterreno.
Non è la prima volta che il pesce nastro si lascia scorgere nelle acque siciliane, suscitando stupore e interrogativi. Qualche anno fa, un altro esemplare era emerso a Selinunte, sulla splendida spiaggia di Marinella.
Trachipterus. Fa parte della famiglia dei pesci nastro e viene chiamato "re del salmone". Secondo una leggenda del popolo Makah (nativi americani), la "corsa del salmone" sarebbe guidata da questo pesce, ecco perché un tempo era proibito pescarlo o mangiarlo.
— NinaRicci (@NinaRicci_us) May 7, 2024
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A trovarlo era stato un bagnante, che si era imbattuto nel piccolo pesce spiaggiato, ormai privo di vita. Anche in quell’occasione, la comunità scientifica si era interrogata su come un abitante delle profondità fosse finito così lontano dal suo habitat naturale, per di più in condizioni sorprendentemente intatte.
Questo rende ogni suo avvistamento un evento eccezionale, sia che si tratti di un individuo vivo vicino alla costa, sia di un ritrovamento sulla spiaggia. La sua presenza, documentata nel Mediterraneo occidentale e nell’Atlantico orientale, è una prova tangibile del legame vitale che unisce questi due mari attraverso lo Stretto di Gibilterra.
Il pesce nastro è anche un simbolo della straordinaria biodiversità del Mare Nostrum, un ecosistema che non smette mai di sorprendere per la varietà di forme di vita che custodisce.
La storia di questa specie ha radici profonde, che si perdono nel tempo. Nel 2001, a Badia Settimo, in Toscana, un esemplare fossile di pesce nastro fu portato alla luce da sedimenti argillosi, insieme ad altri resti di creature tipiche dell’ambiente batipelagico, quelle profondità marine che si estendono tra i 100 e i 600 metri.
È un promemoria della ricchezza e della complessità del nostro mare, un mondo sommerso che solo di rado si concede di essere ammirato.
Ogni avvistamento di un pesce nastro, che sia tra le onde delle Eolie o sulla riva di Selinunte, è un invito a riflettere sulla fragilità e sulla grandezza della natura marina, un universo che continua a svelare i suoi segreti a chi ha la pazienza di osservare.