Qual è l'unico Paese al mondo in grado di nutrirsi secondo i criteri di un'alimentazione sana e sostenibile?

Pensate che i giganti dell'agricoltura dominino l'autosufficienza globale? Ripensateci. Un piccolo, discreto ma esemplare Paese si aggiudica il titolo.

Riesaminare la nostra capacità di nutrirci in modo sostenibile sta diventando una questione fondamentale.
Riesaminare la nostra capacità di nutrirci in modo sostenibile sta diventando una questione fondamentale.

Ricercatori delle università di Edimburgo (Scozia) e Göttingen (Germania) hanno voluto capire in che misura 186 paesi sono capaci di nutrire la propria popolazione senza dipendere dalle importazioni, seguendo un regime alimentare considerato sano e sostenibile: il regime "Livewell" elaborato dal WWF.

Hanno scoperto che un solo paese soddisfa tutti i requisiti di autosufficienza sana, sostenibile e completa. Questo paese non è né la Cina, né gli Stati Uniti, né l'Italia... Si tratta di un piccolo Stato del Sud America.

7 gruppi alimentari analizzati

Per essere considerata autosufficiente, una nazione doveva coprire completamente i bisogni della sua popolazione in 7 gruppi chiave: frutta, verdura, prodotti lattiero-caseari, pesce e frutti di mare, carne, amidi, legumi, noci e semi. Pilastri essenziali di un’alimentazione equilibrata, povera di sale, zuccheri e grassi, e moderata nel consumo di carne. Questo regime non è solo benefico per la salute: limita anche l’impronta ambientale.

Il verdetto è netto: più di un terzo dei paesi riesce a soddisfare i propri bisogni alimentari solo con 1 o 2 di questi gruppi. Peggio ancora, 6 paesi, soprattutto in Medio Oriente come Qatar, Emirati Arabi e Iraq, non raggiungono nessuno di questi criteri.

Meno del 25% produce abbastanza verdure per soddisfare i propri bisogni. Circa il 60% non copre neanche la metà del proprio consumo nazionale di pesce. Per i prodotti lattiero-caseari, solo il 44% dei paesi ci riesce, fatta eccezione per l’Europa, che si difende bene su questo fronte.

Un campione discreto di resilienza alimentare

Solo un paese arriva in cima alla classifica: il Guyana. Questo piccolo Stato tropicale, confinante con Venezuela e Suriname, con meno di 800.000 abitanti, è l’unico al mondo ad aver raggiunto l’autosufficienza per i 7 gruppi alimentari. Un risultato ancora più sorprendente perché a quasi inosservato nelle classifiche agricole tradizionali.

Come spiegarlo? Il Guyana gode di un clima favorevole a una grande varietà di coltivazioni, di terreni fertili e di un’economia ancora poco industrializzata, che rende la sua produzione locale fortemente orientata al consumo interno. Combina così abbondanza vegetale, pesca locale, allevamento e coltivazione di legumi.

Subito dopo, Cina e Vietnam raggiungono 6 gruppi su 7, un risultato comunque notevole ma non sufficiente per l’autonomia completa.

Un mondo (molto) dipendente dagli scambi

Lo studio evidenzia anche un paradosso globale: i paesi del Nord sovra-producono spesso carne e latticini, mentre quelli del Sud faticano a soddisfare i loro bisogni in verdure, legumi o pesce. Per esempio, il 91% dei paesi dell’Africa subsahariana non raggiunge l’autosufficienza completa nelle verdure, e l’82% fallisce per i prodotti lattiero-caseari.

Inoltre, molti paesi sono estremamente dipendenti da un solo partner commerciale. Per esempio, i paesi caraibici per gli amidi o alcune nazioni europee per i legumi.

Perché è un problema?

A prima vista, dipendere dalle importazioni non è necessariamente negativo, perché esistono ragioni valide e spesso benefiche per cui un paese non produce la maggior parte del proprio cibo: clima, tipi di terreno, specializzazione agricola…

Ma questa dipendenza diventa pericolosa in caso di shock mondiali: guerra, crisi sanitaria, blocco delle catene logistiche. Il conflitto in Ucraina e la pandemia da COVID-19 hanno duramente ricordato la fragilità dei sistemi alimentari globali.

Lo studio invita a una presa di coscienza globale: dobbiamo ripensare la nostra dipendenza alimentare, ando per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, la costruzione di sistemi alimentari resilienti tramite una migliore distribuzione della produzione, investimenti in agricoltura locale sostenibile, politiche pubbliche a favore di diete sane e, talvolta, una reinvenzione delle pratiche.

Fonte dell’articolo

Stehl, J., Vonderschmidt, A., Vollmer, S. et al. Gap between national food production and food-based dietary guidance highlights lack of national self-sufficiency. Nat Food (2025). [https://doi.org/10.1038/s43016-025-01173-4](https://doi.org/10.1038/s43016-025-01173-4)