I blocchi atmosferici, noti anche come “blocking patterns”, sono configurazioni sinottiche persistenti caratterizzate da sistemi di alta pressione che interrompono il normale flusso zonale delle correnti atmosferiche, spesso per giorni o settimane.
In Europa i blocchi di alta pressione si manifestano frequentemente come anticicloni stazionari che si posizionano su Scandinavia, Russia occidentale o Isole Britanniche.
Questi sistemi favoriscono l’isolamento di depressioni sul Mediterraneo, un fenomeno che ha implicazioni significative per il clima regionale, inclusi eventi meteorologici estremi come ondate di calore, siccità o piogge intense.
Questo processo, noto come “cut-off low” o depressione isolata, si verifica quando una massa d’aria fredda in quota si stacca dal flusso principale della corrente a getto, generando instabilità prolungata.
In questo meccanismo l’anticiclone scandinavo può bloccare il flusso zonale, favorendo la formazione di depressioni stazionarie che portano piogge torrenziali o temporali supercellulari nel Mediterraneo.
I blocchi atmosferici sono associati a un’ondulazione pronunciata della corrente a getto, il flusso d’aria ad alta quota che regola il clima dell’emisfero boreale. Normalmente la corrente a getto segue un percorso zonale (da ovest a est), ma in presenza di un blocco, assume una traiettoria meridionale, formando configurazioni a “omega” o a “dipolo”.
Queste configurazioni sono caratterizzate da un’alta pressione stabile (l’anticiclone) affiancata da basse pressioni su entrambi i lati. Nel Nord Europa, i blocchi spesso si instaurano quando la corrente a getto rallenta, permettendo la persistenza di anticicloni su vaste aree.
Negli ultimi decenni, numerosi studi hanno documentato un aumento della frequenza e della persistenza dei blocchi atmosferici, in particolare nel Nord Europa.
Questo trend è confermato da modelli climatici ad alta risoluzione, come quelli sviluppati dal progetto PRIMAVERA, che evidenziano una migliore rappresentazione dei blocchi con risoluzioni di 25 km rispetto ai modelli standard di 100 km.
Questo fenomeno, noto come “amplificazione artica”, riduce il gradiente termico tra l’Artico e le medie latitudini, favorendo traiettorie sinuose della corrente a getto e condizioni di blocco più frequenti.
Inoltre, il riscaldamento delle temperature superficiali degli oceani, come osservato nel Mediterraneo, fornisce energia aggiuntiva per la formazione di depressioni isolate, amplificando gli eventi estremi associati ai blocchi.
Uno studio del World Weather Attribution (WWA) ha evidenziato che il cambiamento climatico ha reso due volte più probabili le piogge torrenziali a Dubai (evento dell’aprile 2024), un fenomeno simile a quelli osservati nel Mediterraneo sotto l’influenza di blocchi nord-europei.
I blocchi di alta pressione nel Nord Europa hanno conseguenze significative per il Mediterraneo. Da un lato favoriscono l’isolamento di depressioni che causano eventi estremi.
Le piogge torrenziali, come quelle osservate nel Lazio ad aprile 2025, sono spesso associate a depressioni cut-off alimentate da temperature marine elevate e da un ramo della corrente a getto polare ondulata.
Ma dall’altra parte i blocchi possono favorire lo sviluppo di estese creste anticicloniche che si prolungano per giorni o settimane, causando ondate di calore estive, come quella del 2021 nel Mediterraneo, resa “praticamente impossibile” senza il contributo del cambiamento climatico.
Questo effetto sta favorendo la persistenza delle ondate di calore sull’area mediterranea durante il periodo estivo, con la sempre maggiore invadenza dell’anticiclone Nord Africano.